Ha cento anni: portò i fuochisti a Milano

di Paolo Gioffredi

Nel mese di novembre 2009 in un pubblico locale della Collina pistoiese si è svolto un festoso evento conviviale. L’ occasione per questo lieto incontro furono i “cento anni” di Fortunato Palmieri, a cui tutti i compaesani, assieme ad Elda, Lia e Marcello, rispettivamente cognata e nipoti, a rappresentanti del Comune di Sambuca e dell’Associazione di Torri, vollero coralmente manifestare la loro simpatia, il loro affetto, la loro riconoscenza.
Negli ultimi venti anni è il secondo centenario che si festeggia per un abitante di Torri: Annina Antonini e Fortunato, a conferma di quanto affermava Palmieri stesso, che «l’aria di Torri fa vivere a lungo».


Fortunato Palmieri nasceva a Torri, in Comune di Sambuca pistoiese, il 27 novembre 1909; era il primo di cinque fratelli: Fernando, Ezio, Ermanno, Romelia.
Trascorse l’ infanzia e la prima giovinezza nel natìo “paesello”, come egli chiama Torri; a venti anni, arruolatosi nel corpo della Guardia di Finanza, emigrò verso Milano.
Nel capoluogo lombardo ebbe modo di conoscere vari impresari, fra i quali Giancarlo Casiraghi, destinato a divenire, nientemeno! il suocero della Principessa Carolina di Monaco.
Poiché per i condomìni milanesi erano necessari degli addetti alla manutenzione delle caldaie di riscaldamento, funzionanti a carbone, Fortunato si assunse con il Casiraghi l’ impegno di procurargli operai abili e volonterosi.

Fu cosi che i torrigiani iniziarono a spostare la loro attività dalle “piazze da carbone” nelle macchie appenniniche, ai mucchi di carbone coke nei palazzi milanesi.
Correva l’anno 1950, quando il primo torrigiano, Ezio Palmieri, accettò la proposta di Fortunato e divenne il primo “fuochista” torrigiano a migrare a Milano. L’ anno successivo sei operai di Torri seguirono le orme di Ezio e negli anni seguenti il numero aumentò fino a superare il centinaio. Fra loro anche giovani provenienti da altre località, quali Treppio e Fossato.

Quello del fuochista era un lavoro duro e faticoso; sei mesi senza ferie, naturalmente, e si lavorava anche nei giorni festivi. Tuttavia questa attività, che si è protratta per una ventina di anni, permetteva a questi migranti stagionali di ottenere una buona paga e di garantire alle loro famiglie un migliore tenore di vita.
Fortunato si sposò con la signora Lina di Chiavenna, località lombarda in provincia di Sondrio: dal matrimonio nacque una figlia, che purtroppo venne a mancare in giovane età. Per onorare la memoria della giovane, Fortunato acquistò un terreno a Torri per edificarvi una scuola per i ragazzi del paese, intitolando la struttura alla figlia Adele Maria Palmieri.
Da alcuni decenni, stante lo spopolamento del paese, la scuola è stata chiusa, ma il fabbricato è stato acquistato dall’Associazione di Torri per farne la propria sede e, più recentemente, un frequentato punto di ristorazione.
Benché la sua vita si svolgesse lontano da Torri, egli fu sempre sensibile ed attento ai problemi del “paesello”. Si è sempre battuto per superare il suo storico isolamento e in ogni occasione evidenziava la necessità di tracciare una strada rotabile di collegamento con il fondovalle. Fu una dura battaglia: ad un certo punto, poiché non si ottenevano risultati, propose perfino la costruzione di una funivia. Forse anche grazie a Fortunato, il paese si può raggiungere oggi con ben tre strade, anche se di fatto solo una è asfaltata ed oggetto di normale manutenzione.

Un’ altra iniziativa da lui promossa fu la costruzione del Vivaio ittico di Ponte a Rigoli all’Acquerino. Ha sempre creduto, già dagli anni Settanta nell’ idea e nella opportunità di un Parco naturale che comprendesse le valli della Limentra orientale e della Limentrella.
Ha sempre proposto e promosso questa possibilità coinvolgendo persone, associazioni ed istituzioni. Dobbiamo sottolineare la lungimiranza di Fortunato, che ha purtroppo perso questa “battaglia” ed oggi ci troviamo così a rinunciare a tutti quei vantaggi, ambientali ed economici, che un Parco avrebbe potuto creare.  È stato attivo nella gestione dello stabilimento Acqua Lentula, che da qualche anno ha chiuso i battenti. Espose i suoi ideali ed i suoi progetti collaborando con giornali e riviste: ne La Nazione, che lo ha definito in questo anniversario « un uomo di altri tempi » in particolare, comparivano spesso scritti aventi come temi il Parco regionale, lo sviluppo della montagna ed in particolare il suo “paesello”.
È stato il principale punto di riferimento per chi volesse conoscere o studiare Torri, la sua storia, la sua lingua, le sue memorie.
Ha collaborato con l’Associazione per lo sviluppo turistico di Torri, ed è sempre stato a fianco di tutti quelli che in qualche modo volessero promuovere le bellezze naturali ed artistiche della montagna, purtroppo ancora afflitta dal grave problema dell’emigrazione.
I suoi punti di riferimento sono sempre stati Torri e la foresta dell’Acquerino.